Una delle mie prossime letture
Destinazione mondo di Daniel Mazza
«Cosa mi ha spinto a lasciare il mio posto di lavoro e a tentare la fortuna dall'altra parte del pianeta? Il pensiero che il mondo è troppo grande per fermarsi in un posto solo, la vita dà mille motivazioni per essere vissuta fino all'ultimo respiro, con meno rimpianti possibili. Ho imparato a essere un viaggiatore, sempre pronto a scoprire luoghi nuovi, a conoscere persone, a imparare ogni giorno che la vera essenza del viaggio è pura condivisione di parole, di emozioni, di sorrisi o di semplici sguardi. Avevo il mio blog e, giorno dopo giorno, mi sono accorto che sempre più persone mi seguivano, mi scrivevano, aspettavano i miei post. Così ho scelto di essere me stesso, ho scelto di rivoluzionare la mia realtà, di raccontare le mie avventure. Prendere in mano il mio destino e partire mi ha cambiato la vita; al primo viaggio in Australia, ne sono seguiti altri, in Thailandia, Indonesia, Vietnam, tanto che alla fine la mia passione è diventata un meraviglioso lavoro. Ogni viaggio mi ha regalato qualcosa, da ogni viaggio sono tornato diverso. Perciò non pensateci troppo, non calcolate tutto al dettaglio, smettete di ripetervi che non potete farcela, che non è (ancora) il momento giusto: preparate la valigia e partite.»
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breve recensione di:
Visto si stampi. Nove vicende editoriali di Gabriele Sabatini
Questo piccolo saggio mi ha fatto capire quanto sia importante abbinare la letteratura italiana del novecento con la saggistica, se si vuole davvero comprendere il periodo storico
più complesso del nostro paese.
Tempo fa un’amica, che mi aiuta in questo percorso, mi aveva dato questo suggerimento. E questo libro mi ha chiarito
quello che voleva dirmi.
La storia ti racconta le date, i luoghi, gli avvenimenti. La letteratura ti racconta gli stati d'animo del momento, le cause scatenanti, gli ideali e i pensieri che hanno appunto portato alle guerre
e le macerie che hanno lasciato intorno e nell'anima delle persone che l'hanno vissuta, anche se in forma romanzata e non precisa negli eventi. Quelle sfumature della vita che la saggista, per ovvie
ragioni, non può dare. Fra l'altro in questo testo ci sono un sacco di curiosità sul mondo dell'editoria e sulla censura di testi poi diventati capolavori.
Di tutti i titoli citati nel libro ho già letto solo "La ragazza di Bube" di Cassola. Ovviamente tutti gli altri li ho messi in lista... non avrei potuto fare altrimenti...
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Visto si stampi. Nove vicende editoriali di Gabriele Sabatini
10/01/2019
Breve recensione de:
Il signore delle anime di Irène Némirovsky
Quando leggo per la prima volta un autore è anche il libro stesso a indurmi o meno ad approfondirlo. Data l'enorme quantità di autori e titoli che ho in lista, stavo facendo l'errore di tralasciare questa autrice. Per fortuna un'amica se ne è resa conto e ci ha pensanto lei a farmi recuperare regalandomi questo gioiello della letteratura.
Questo libro mi ha colpita così tanto per la lucidità con cui è stato scritto e per come sono stati delineati perfettamente i personaggi che sono andata a fondo. Scoprendo che in questa storia c'è anche una parte autobiografica.
Alcuni personaggi, fra i principali, sono stati ispirati da persone reali. Come ad esempio il personaggio di Wardes si riferisce a un suo editore che ebbe disturbi nervosi seri e venne internato per un periodo. Dopo la morte dell'autrice vennero ritrovati dei suoi appunti dove vi erano ben delineate le personalità di ogni personaggio del racconto.
Per scrivere un romanzo di alta qualità è bene disegnare a monte, in modo preciso, ogni personaggio da renderlo vivo, reale. E questo poi il lettore lo percepisce nel romanzo che andrà a leggere perché ha un quadro perfettamente chiaro, come fosse un film.
Irène era ebrea, immigrata, figlia di un uomo importante e benestante. Conosceva personalmente il mondo descritto nel racconto. La ricchezza, la borghesia. Tutti i suoi risvolti negativi, ipocriti e meschini.
L'essere umano non si accontenta mai, e Dario (il protagonista) fa un po' da capro espiatorio per tutti, è al centro di critiche da ogni parte per i suoi comportamenti deplorevoli, ma in fondo sono tutti come lui. Compresa la sua povera moglie Clara che con il suo amore accecato accetterà tutto di lui, senza dignità, pur di stare uniti, giustificando ogni comportamento per il fatto che ne venivano da una vita di stenti e patimenti.
Uno dei temi principali del racconto è la psicanalisi con cui il dottor Dario si prende gioco dei suoi pazienti per spillargli denaro. Loro ne sono consapevoli, ma non possono fare a meno di lui. Del mettersi nelle mani di uno che vende “speranza”.
Quanto è potente la frase: “si fidi di me, io posso aiutarla”. Affidare noi stessi, la nostra anima, nelle mani di un altra persona fino a diventarne dipendenti... Quanti santoni al mondo vivono realmente sulle spalle di persone fragili spillandogli un sacco d soldi?!
Se deciderete di leggerlo consiglio di non tralasciare la postfazione, che riporta informazioni storiche importanti, scritta dagli autori della sua biografia Oliver Philipponnat e Patick Linhardt.
Il realismo, la profondità e la capacità dell'autrice di scavare dentro ai comportamenti umani, non solo mi hanno fatto apprezzare questo romanzo, mi ha convinta anche seriamente a leggere altro di suo in futuro.
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10/11/2018
Recensione breve di:
Marcovaldo: ovvero Le stagioni in città di Italo Calvino
Ogni volta che leggo un libro di Calvino ripeto la stessa frase: “Peccato lo facciano leggere alle medie.”
Mi è capitato spesso di avere conferma dai lettori che nell'età preadolescenziale sia stato addirittura odiato. Le sue storie sono la metafora per eccellenza, quasi impossibile da capire in quella fase della vita.
Il fatto che molti suoi racconti siano fiabeschi, fantastici, dove la fantasia è protagonista, porta a pensare che quella leggerezza vada bene per i ragazzi. Credo invece che serva una certa maturità per affrontarlo e se iniziato almeno nel corso delle superiori, con il giusto supporto a monte, possa essere apprezzato e capito molto di più.
La costruzione del racconto di “Marcovaldo” è davvero particolare. In tutto sono venti racconti in cui per cinque volte fa il giro delle stagioni. Mi ha colpito perché li ha scritti nell'arco di dieci anni, nel periodo degli anni 50/60 proprio nel momento del boom economico e sembra quasi li abbia scritti volutamente nel tempo, seguendo l'andamento del progresso avendo precisi riferimenti d'ispirazione.
Non deve sviare il fatto che lo stile sia fantasioso. Ogni sua storia rappresenta una riflessione su ciò che lo circondava nonostante l'ironia e la leggerezza che aleggia sempre nella narrazione.
Marcovaldo è un personaggio assolutamente malinconico, tragicomico e goffo. Stritolato dalla società industrializzata. Attraverso le sue vicende, spesso buffe, c'è una critica marcata verso la perdita dei valori a favore delle cose frivole, inutili. Una rincorsa al progresso che non sempre porta benessere. La ricerca disperata di un contatto con la natura in mezzo a tanto cemento. Sembra tutto astratto, campato in aria, ma nulla, in ogni novella, è lasciato al caso anche ogni omissione nel racconto ha il preciso scopo di evidenziare scene grottesche. Marcovaldo, la sua situazione precaria e tutta la poetica espressa, sono il tramite per marcare il tema di fondo di ogni racconto:il rapporto città/natura. E la domanda: in che direzione ci sta portato il progresso...?
La storia che mi è rimasta più impressa è “Luna e Gnac”. Il linguaggio di questo autore è straordinario, con un vocabolario così ampio che ogni volta imparo un sacco di parole nuove. E' fra i cinque autori italiani più tradotti al mondo, e il più riletto fra chi lo ha amato. Io lo approfondirò moltissimo. Se siete fra quelli che lo hanno odiato dategli una seconda possibilità, forse scoprirete un mondo nuovo.
Marina
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Le mie recensioni brevi:
"Il barone rampante" di Italo Calvino edizione Mondadori
Mi sono riempita il cuore con questa storia e non solo. La credevo, erroneamente, una storia per ragazzi, scoprendo invece così tanti messaggi fra le righe da ritenerlo un libro impossibile da comprendere a pieno per dei giovanissimi lettori. Meglio assaporarlo da adulti e recepirne tutto il suo significato profondo.
Dopo un banale litigio con il padre, Cosimo Piovasco di Rondò decide di salire su di un albero e non discenderne più. Il distaccamento dalla terra non è volontà di isolamento, ma di distacco dalle regole prefissate. La storia è narrata dal fratello Biagio che ha anche lui un ruolo non di secondo ordine. Ogni personaggio della storia (e ce ne sono tantissimi) ha una sua collocazione ben precisa. A me non mancherà solo Cosimo, ma ognuno di loro.
Cosimo vuole essere libero di essere se stesso, senza rimanere ingabbiato dalle regole nobiliari della famiglia e per questo rinuncia ad ogni avere. In tutto il racconto ho percepito in Cosimo un qualcosa di autobiografico dell'autore. Si rifiuterà tutta la vita di scendere dagli alberi e si creerà il suo mondo lassù, ma non rinuncerà all'istruzione, al rapporto con gli altri. Ma con una prospettiva diversa. Si ingegna per avere tutte le necessità, incontra personaggi storici come Napoleone e tanti altri. Gli succederanno tante avventure. Si innamorerà... Diventerà un accanito lettore. Però manterrà sempre la sua indipendenza da tutto e da tutti. Questa storia è più di quanto io sia capace di raccontarvi. Ho trovato il finale geniale (termine che uso solo in casi rari). Non sono brava ad esporle le mie letture, ma questa volta sono certa di aver compreso ogni significato che Calvino ha voluto trasmettere attraverso questo personaggio. Lo considero un vero capolavoro della letteratura. Con un linguaggio bello pulito, leggero, un racconto fantastico, ma estremamente profondo. Mi sono entusiasmata, ho provato emozioni forti, gran dispiacere, ma mi tristezza vera, benché abbia chiuso l'ultima pagina piangendo.
Anche questa volta ho letto un bellissimo libro che mi porterò dentro e che non dimenticherò mai. Uno di quei libri che vorrei tutti leggessero.
Io ho letto l'edizione Mondadori con le bellissime illustrazioni di Maria Enrica Agostinelli.
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22/10/2018
Yasmina Khadra è lo pseudonimo femminile di Mohammed Moulessehoul, uno scrittore algerino musulmano.
"Khalil" è un romanzo che si basa sugli attentati reali avvenuti al Bataclan di Parigi nel 2015 e quelli di Bruxelles del 2016.
Il mondo visto con gli occhi di un attentatore a cui la cintura esplosiva ha fatto cilecca.
A parlare è Khalil un ragazzo che deve partecipare all'attentato di Parigi del novembre 2015. Ma la sua cintura non funziona e fa cilecca. Khalil si chiede perché, si sente in colpa per la missione fallita. Non sa cosa fare, dove andare, a chi rivolgersi...
Da qui inzia la storia e le riflessioni di questo ragazzo su cui il terrorirsmo i si gira contro uccidendo sua sorella gemella. Questo scatenerà in lui così tanto dolore da rendersi conto di quello che stava per fare.
Sotto forma di romanzo l'autore cerca di dare alcune risposte alla superficialità con cui questo tema viene trattato.
Uno stile narrativo cooinvolgente, semplice, con tanti dialoghi. Adatto, a mio avviso, come lettura scolastica per i ragazzi delle superiori. Un punto di partenza per farli riflettere. I temi trattati intorno al terrorismo sono tanti. Tenta di scavare a fondo nel cuore di questo tema delicato, mostrando la visuale di tutte le parti coinvolte. Con cognizione.
Una condanna al terrorismo ma con una delicatezza incredibile per portare tutti a una seria riflessione sulle modalità, i come e i perchè di queste tragedie immani. Un monito contro le conclusioni superficiali e sempliciotte. Merita di essere letto, merita che lo leggano i nostri figli. La narrazione, fatta prevalentemente di dialoghi, ne rende snella e veloce la lettura.
per acquistare cliccare qui: Khalil di Yasmina Khadra
13/09/2018
Le mie recensioni brevi:
Memorie di una ragazza perbene
di Simone de Beauvoir
Ho terminato la lettura di “Memorie di una ragazza per bene” di Simone de Beauvoir, un libro particolare e a mio avviso bellissimo.
Dell'autrice ho apprezzato tantissimo la sensibilità nel vedere le cose dal di dentro e la
lucidità di vederle dall'esterno, per ciò che riguardava se stessa. Credo non sia da tutti riuscire a guardarsi dal di fuori.
Credo inoltre che non abbia fatto nulla per nascondere la sua personalità, le sue inclinazioni, ne ha scritto senza ipocrisia.
Tutte le cose che le sono capitate nel corso della vita. Una educazione rigida, religiosa che voleva portarla a credere che la donna fosse un essere inferiore. L'adolescenza e il periodo
dell'università alla Sorbona, dove ha conosciuto diversi personaggi molto noti a noi lettori.
Mi ha colpito in particolare la descrizione e la disperazione della solitudine, ma allo stesso tempo del bisogno di elevarsi a un qualcosa di superiore senza accontentarsi.
Di come cerchiamo di occupare la nostra esistenza senza un fine ben preciso in fondo. Le critiche verso la borghesia francese, soffocante del primo novecento. L'incontro con la letteratura che ha
coinvolto la sua intera esistenza. L'insoddisfazione dei rapporti umani per quanto tentasse di pianare quel senso di solitudine che l'affliggeva pesantemente.
Credo che ognuno possa trovarci un po' di se stesso in questa autobiografia. La noia dell'adolescenza, i conflitti con i genitori, i conflitti con
se stessi. Il decidere non tanto cosa fare, ma che tipo di persona essere da grandi. Rientra nella schiera dei libri di formazione.
E' un libro davvero intenso, con delle capacità narrative non da poco. Ma sono convinta che bisogna iniziarlo con la precisa consapevolezza di ciò che tratta, con carattere analitico introspettivo.
Altrimenti può risultare troppo pesante fin dalle prime pagine anche se la biografia è stata narrata in modo quasi romanzato.
L'ho letta senza fretta, con calma. Mi ha lasciato molto dentro e leggerò sicuramente altro di suo.
Sono convinta che molto spesso le aspettative dei libri creino interferenze importanti nella lettura.
Avere una preparazione antecedente su cosa si sta andando a leggere possa essere di grande aiuto per affrontare un opera e non lasciarla a metà. Ovviamente intendo di libri di cui la letteratura è
già testata di grande livello, indipendentemente dal proprio gradimento.
I libri scritti male invece sono scritti male e basta e non c'è nulla da interpretare.
Per me è un Sì secco, lo senti strada facendo se il suo contenuto è così intenso da attirarti invece che respingerti nei tratti in cui è un po' lento e si dilunga nei racconti d'infanzia.
Marina
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